Monastero di Frăsinei

Monastero di Frăsinei

Situato nel comune di Muereasca, a 25 km da Ramnicu Valcea, il monastero di Frăsinei ha due chiese.

La chiesa del Monastero di Frasinei, detta anche la Grande Chiesa, con l'”Assunzione della Madre di Dio”, con tutto il complesso di edifici, a forma di fortezza, è la fondazione di San Calinic de la Cernica, vescovo di Ramnic, che la costruì tra il 1860 e il 1863, anno in cui la consacrò. Il quadro, realizzato a olio dal pittore Misu Pop, nello stile di Tattarascu, è stato dipinto nel 1968 dal pittore Aritium Avachian. Questa chiesa è un monumento storico.

La chiesa dell’antico eremo, dedicata alla “Nascita di San Giovanni Battista”, fu costruita in legno dai monaci bulgari Ilarion e Stefan nel 1710 e ricostruita dalle mura nel 1762-1763 da Carstea Iovipali e Damiano Iovipali, fratelli hagii di Ramnic, insieme a Nicolita Iovipali, figlio di Carstea, con la benedizione del vescovo di Ramnic, Filaret. Intorno a questo eremo c’erano delle cappelle che non si sono conservate. Dal 1787, durante la guerra russo-turca, l’eremo è disabitato e rimane abbandonato fino al 1848, quando viene ricostruito dal monaco Acache Cernican, con l’invocazione di Gheorghe Iovipali, erede dei primi fondatori. Acresta chiude il portico della chiesa con mattoni, trasformandolo in pronao, lo dipinge e ricostruisce i locali delle cappelle. L’antica chiesa conserva il dipinto del 1763, eseguito da Teodor Zugravul, e quello sul tetto del 1848.

La cappella dedicata ai “Santi Tre Gerarchi”, gli edifici sui lati nord e sud sono stati realizzati dal vescovo Gherasim Safirim di Roman (1910-1911), ex archimandrita della diocesi di Ramnicului-Noului Severin, che ha anche completato le ali nord e sud della fortezza monastica, sul lato delle mura, che erano rimaste incompiute da San Calinic nel 1888.

La vita monastica qui è simile a quella del Monte Athos: le donne non sono ammesse nel monastero (solo nella chiesa superiore, le donne sono ammesse in quella inferiore) e non si cucina con la carne. Nel 1867 San Calinico pose una pietra di vincolo a circa 2 km dal monastero, dove oggi si trovano una chiesa e degli annessi per l’alloggio delle donne. Sulla pietra del vincolo sono incise con lettere cirilliche sia le benedizioni, per coloro che manterranno questo vincolo, sia le maledizioni, per coloro che trasgrediranno la decisione del santo. A riprova di ciò, ecco il testo inciso sulla pietra di vincolo:

“Questo luogo sacro fu costruito da telmelie per essere il monastero dei monaci e poiché dal lato delle donne poteva portare qualche scandalo ai monaci vivi lì, quindi sotto un pesante vincolo è stato impedito da questo luogo di passare, in qualsiasi modo, dal lato delle donne. E coloro che oseranno passare saranno colpiti da una maledizione e tutte le disgrazie verranno su di loro, come la povertà, la garbavia e ogni tipo di punizione, e ancora a coloro che osserveranno questo decreto possa venire la benedizione di Dio e la nostra umiltà. Calinic, vescovo di Ramnicului Noului Severin, 17 gennaio. 1867.”

L’alleanza di San Calinic è stata rigorosamente osservata. Anche durante il suo pastorato, chi lo calpestava veniva severamente punito. È noto l’episodio della giovane pastorella del villaggio di Muereasaca, che attraversò accidentalmente la frontiera e si ammalò di epilessia, essendo costretta a chiedere aiuto a San Calinico, per essere perdonata e allo stesso tempo guarita.

È l’unico monastero del Paese che non è stato secolarizzato, conservando fino ad oggi tutti i suoi terreni agricoli.

Si ringrazia la Vâlcea Turistica per l’autorizzazione all’uso delle foto e delle informazioni.