Monastero di Saracinesti

Monastero di Saracinesti

Qui, alla confluenza dei fiumi Olanesti e Cheia, nel mezzo del villaggio di Valea Cheii, che fino al 1964 si chiamava Saracinesti, come dice la Pisania, da quasi 300 anni la chiesa dell’ex monastero di Saracinesti è stata martoriata da venti e burrasche.

Pisania: “†Con la volontà del Padre e con l’aiuto del Figlio e dello Spirito Santo si costruì questa chiesa dalle fondamenta con tutti i suoi ornamenti in lode dell’Adorazione della Beata Vergine Bogorodita e con le chiese intorno a spese di padre Stefan, vescovo di Ramnic, essendogli stata data la tenuta con le case di Tanasie Pausescul ai tempi di Serban Cantacuzino Voevodul. E Zosima Er. (monaco) abate. Anni da Adamo 7196 e da Gesù Cristo 1688 sett. 28.”

Dall’atto di donazione fatto il 7 giugno 1687 da Tanasie Pausescu il commissario e Marta la monaca, sua madre, a padre Stefan – vescovo di Ramnic, risulta che la tenuta in mezzo alla quale furono costruiti la chiesa e gli edifici del monastero apparteneva ai nobili saracineschi, da cui il nome del monastero e del villaggio circostante – Marta la monaca, nella sua vita religiosa si chiamava Mihalcea, moglie di Radu Pausescu il commesso.

La figlia di Nicula Logofatul Saracinescul insieme al figlio Tanasie Pausescu ereditò il patrimonio dei Saracinesti dal fratello e zio Tanasie, commissario saracinesco – perché “non rimasero altri coioni del suo corpo”, come accadde a Tanasie Pausescu da cui non ci furono discendenti.

La costruzione inizia nel 1688, in un’epoca di pieno sviluppo dell’arte ecclesiastica bizantina nella nostra terra. Nel 1693 il fondatore principale, il vescovo Stefan, morì e fu sepolto nella tenda della chiesa, che lasciò senza nome.

Il vescovo Damaschin, insieme a Paisie l’Ermone, Giovanni l’Archimandrita di Huredi e Dosoftei l’Ermone, 30 anni dopo, nel 1718 (7226), portò a Saracinesti Teodosio, Giorgio e Preda, gli stessi pittori che dipinsero la cappella di Hurezi e altre chiese brancovenete, per dipingere la chiesa così come la si vede oggi. I fondatori che abbiamo citato finora sono dipinti nel pronao della chiesa come segue: Il vescovo Stefan e il vescovo Damaschin che tengono in mano la chiesa sopra la porta, all’interno; Giovanni l’Archimandrita, Paisie e Dosoftei che collaborano alla pittura sulla parete a mezzogiorno; Tanasie vel commissul Saracinescu con la fanciulla di Ilina, Tanasie vel clucer Pausescu con la fanciulla di Aspra, sulla parete a mezzanotte.

Degli edifici e dell’inventario del 1688-1693 esiste ancora qualcosa:

– La chiesa nella sua forma originale;
– Il campanile sulla cui parete si può vedere l’iscrizione: “Sava 7200 = 1692”;
– L’edificio sul lato nord della chiesa, utilizzato come priorato e canile, la cui origine medievale è testimoniata dalle mura e dalla costruzione della cantina;
– La piccola campana, fusa per la prima volta nel 1612 e restituita nel 1930 da Hieronymus Protosinghelul.
– Una croce di legno con finestra a mano con l’iscrizione: “†Stefan vescovo 7200 = 1692”.

Nel corso del tempo, questo insediamento è stato aiutato anche da altri che hanno mostrato amore per i luoghi sacri.

Fu un monastero di monache fino al 1860 circa, poi un monastero di monaci fino al 1873. Dal 1873 al 1913 la chiesa era una filiale della parrocchia di Cheia e le case ospitavano la scuola elementare a cui si rivolgevano gli alunni dei villaggi vicini: Pausesti, Olanesti e Cheia.

Dal 1913 al 1960 fu un monastero di suore, quando fu abusivamente soppresso. Oggi la chiesa serve i fedeli del villaggio di Valea Cheii e le case sono state trasformate in una casa di riposo per anziani. La proprietà del monastero (chiesa e recinto) non è stata retrocessa ancora oggi, nonostante gli sforzi compiuti.

Si ringrazia la Vâlcea Turistica per l’autorizzazione all’uso delle foto e delle informazioni.